Il tardo Cinquecento italiano fa da cornice a un racconto avvincente, in cui domina una protagonista straordinaria, titanica e modernissima, catturata nella forza piena delle sue passioni. Beatrice Cenci appartiene alla grande nobiltà romana, quel ristretto gruppo di famiglie in grado di influenzare finanche la politica del Papato. Tuttavia la sua non è una storia di splendore, bensì di violenza e di tormento, ma anche di ribellione e di desiderio di rivalsa per una propria dignità violata. Il padre Francesco, individuo facoltoso quanto dissoluto, abietto e amorale, sempre protetto dalle connivenze del suo rango, la costringe a subire gravi abusi di ogni tipo. Privata anche della possibilità di sposarsi e isolata in un angolo remoto degli Appennini, appena più che ventenne Beatrice potrebbe credersi una donna già finita. Invece il suo spirito non si spezza, e tra gli odiosi soprusi paterni lotta per riprendersi la libertà. Fino alla decisione estrema di ordire il parricidio. Ed ecco la macchinazione, il sangue, le angosce di un intrigo che sembra non volersi più esaurire. Beatrice, implacabile, precipita assieme ai complici e ai familiari in una spirale febbrile di disperazione, via via che la morsa delle indagini le si serra intorno. Fino a rifiutare ogni redenzione, ma trovando fiera nella morte il riscatto di sé, oltre la colpa e al di là del conflitto talvolta insanabile tra regola e morale. Un romanzo storico che non concede nulla al vuoto didascalismo per far riscoprire una vicenda pulsante di tensione e dalla formidabile intensità psicologica.