Anno 1565. Città di Amandola, Monti Sibillini, Stato di Santa Chiesa. Tutta la Marca del Sud è infestata da una seditiosa et brigosa marmaglia de banniti. Sembra che queste terre montagnose non partoriscano altro che gente indocile e cruenta. Amandola non fa di certo eccezione. Anzi. Quaranta banditi amandolesi vengono coinvolti nella guerra di famiglia dei Manardi, nobili sanguigni e rapaci, che è appena ricominciata. Sono anni violenti in paese, nei quali si susseguono homicidii a saccheggi e assalti a devastationi. Papa Pio V, homo truce e inflessibile, manda i suoi birri a riportare la pace in queste contrade tumultuose. Le torme di mercenari inviate del Santo Padre a estirpatione delli banniti conducono rastrellamenti ed esecuzioni di massa in tutto l'Appennino. I Quaranta amandolesi sono costretti a fuggire più lontano possibile dalla iustitia del Papa e dal cappio del boia. Riparano a Venezia, dove si arruolano come mercenari. La Serenissima, ben contenta di poter combattere il Male con il Peggio, li schiera a Cipro. A Famagosta, nel bel mezzo della grande guerra contro il Turco. La passeggiata terrena dei Quaranta si fa fottutamente difficile.