Davide, uno degli ultimi romanzi scritti da Carlo Coccioli, pubblicato per la prima volta nel 1976 da Rusconi e finalista al Premio Campiello, venne da più parti accostato, fin dalla sua uscita, alle Memorie di Adriano. Con il capolavoro della Yourcenar ha infatti molti tratti in comune: l'accuratezza storica, la profondità spirituale e psicologica e, più di tutto, la voce del protagonista, che ormai sente avvicinarsi la fine dei suoi giorni e passa in rassegna la propria esistenza. Se, però, nel libro della Yourcenar la narrazione prende la forma di una lettera al futuro imperatore Marco Aurelio, in Davide si tratta piuttosto di un monologo rivolto a Dio, di un'invocazione a quel Dio che il re di Israele ricercò e amò con passione. Come già ne "L'erede di Montezuma", Coccioli parla al lettore con la voce di un grande personaggio storico, rievocandone le battaglie e gli amori e indagandone i peccati e i desideri; alle ansie metafisiche del protagonista fanno però eco quelle dell'autore, che attraverso le parole di Davide racconta di sé stesso e della sua inesausta ricerca spirituale.