Diciottesimo secolo. Un'isoletta al largo dell'Inghilterra, avvolta dalle brume del nord, così remota che nessuno straniero vi approda da generazioni. Una nave da guerra dove i marinai tengono una scimmia come portafortuna, libera come uno spiritello e vezzeggiata da tutti. Quando una violenta tempesta fa naufragare la nave, la scimmia approda fortunosamente sulle rive dell'isola. Qui gli abitanti hanno ormai cristallizzato le classi, i costumi e le leggi, forti di una ferrea quanto originale interpretazione delle Scritture. Per loro la scimmia è uno straniero, che storpia il linguaggio facendo rotolare le parole come sassi, con suoni indecifrabili. La scimmia diventa il perno delle aspettative dell'intera comunità. Il mercante Hogg si affanna a organizzare il matrimonio dello straniero con sua figlia, Vera la pazza vuole farlo diventare l'amante delle sue notti solitarie. Ma i grugniti incomprensibili dello straniero, le sue pose oscene, il suo ciondolare dagli alberi anziché camminare sulla terra, e tutti i suoi comportamenti promettono peccati tanto orribili da precipitare ogni sicurezza nel caos. Il diverso deve essere sacrificato, perché in una società così autoreferenziale è importante che nulla possa cambiare. Christopher Wilson è il genere di scrittore in grado di fare satira radicale, profonda, divertente. Ne "Il vangelo della scimmia" si respira l'aria dei viaggi di Gulliver e, insieme all'ironia, il lascito di Kafka.