Cristina Trivulzio di Belgiojoso (1808-1871), una donna straordinaria. Di lei è stato scritto tutto e il contrario di tutto. Per questo, il ritratto sereno ed equilibrato che affiora dalle pagine eleganti di Henry Remsen Whitehouse, ricoperte dalla patina sottile di oltre un secolo, risulta più affascinante che mai. Famosissima in vita, non solo in Italia, celebrata dopo morta per decenni, grazie al suo apporto alla causa dell'Unità d'Italia, è da tempo quasi sconosciuta (a Milano è oggi ricordata con una via periferica). Eppure la sua ricchezza (era discendente di una delle famiglie storiche dell'aristocrazia milanese), la sua bellezza, il suo coraggio (fu editrice di giornali rivoluzionari e molte sue opere sono incentrate sugli anni della Prima guerra d'indipendenza) e l'anticonformismo che molto spesso la caratterizzarono furono a lungo sulla bocca di tutti, ben fuori dai confini milanesi. "Foemina sexu, ingenio vir" (donna per il sesso, uomo per le capacità), fu detto di lei per descrivere la sua figura di attivista e intellettuale in un mondo dominato da maschi: ma Cristina Trivulzio fu una donna vera, fino in fondo, e quell'aforisma non le rende giustizia.