Sei racconti scritti nel 1869 da Iginio Ugo Tarchetti, uno dei rappresentanti più talentuosi della Scapigliatura lombarda. Furono pubblicati nello stesso anno, subito dopo la morte prematura dell'autore. I temi vanno dalla superstizione alla metempsicosi, dallo spiritismo alla follia, accomunati dall'elemento del fantastico-soprannaturale. La quinta è una Milano postunitaria, in cui impazza il dilagante successo de "I promessi sposi", e albeggiano il Verismo e le novità del linguaggio verghiano. L'Autore risponde con una propensione naturalista che ha in sé gli elementi del gotico d'oltremanica, in cui lo 'spaventoso' è rappresentato da esseri umani che camminano sul bilico dell'oscurità dell'anima. L'orrido, lo spiritismo, la pazzia e il gusto del macabro sono proposti con un imparziale taglio scientifico, con un'attitudine narrativa che fa di Tarchetti un autore innovativo e, per dirla con Calvino, "singolarmente attuale".