È un libro che, come i più grandi libri, si può leggere e rileggere, e ogni volta è una sorpresa, una scoperta e una sempre appassionante vicenda d'amore contorto. È il romanzo di Angiolina, una ragazza del popolo, povera ma bella e in naturale salute, nelle mani di un nevrastenico, sospettoso, geloso, insicuro, che non la può sposare per la differenza di ceto sociale, e che si tormenta tra l'amore divenuto una malattia, la sorella infelice aggrappata a lui, e l'amico scultore, esempio contrario di vita tenuta salda in mano; in una Trieste di malelingue di fine Ottocento, che dall'alto si apre sul panorama del mare bellissimo e sui fanali notturni del porto. Non è lo Svevo più conosciuto e scolasticizzato, ma è quello che, nonostante il successo nullo al momento della pubblicazione (1898), è stato il più apprezzato da Joyce, e da Montale che parla di «romanzo perfetto».