"My first book: Treasure Island" di Robert L. Stevenson venne pubblicato nell'agosto 1894 su "Idler Magazine", rivista fondata da Robert Barr e codiretta da Jerome K. Jerome. Lo scrittore scozzese, quattro mesi prima della sua morte, raccontò nel dettaglio l'origine de L'Isola del Tesoro. Ammise ironicamente di avere rubato un pappagallo al "Robinson Crusoe" di Defoe, uno scheletro ad Edgar Allan Poe, una palizzata a "Masterman Ready" di Frederick Marryat, Billy Bones e il suo baule a Washington Irving. Ma soprattutto ricordò che il titolo originario dell'opera era "Il cuoco di bordo" mentre "L'isola del Tesoro" era quello della mappa da lui disegnata e che lo avrebbe accompagnato durante la stesura del libro. Ed è proprio quella mappa, smarrita dall'editore prima della pubblicazione, a seguire il flusso dei ricordi di Stevenson. Una pergamena che ha più di un valore simbolico, perché ogni mappa è "un'inesauribile fonte di seduzione per ogni uomo che abbia occhi per guardarla". La magia de "L'isola del Tesoro" è partita tutta da lì e se anche quella mappa non rappresenta "tutta la trama del libro fornisce però una miniera di suggestioni uniche" sia allo scrittore che al lettore.