Come mai un romanzo scritto oltre un secolo fa e qualificabile come un 'classico' come quello di Sibilla Aleramo, risulta ancora attuale? Pubblicato nel 1906 esso nasce dall'esperienza autobiografica dell'autrice ed è frutto di quei fermenti sociali che portarono alla nascita del femminismo, di cui lei stessa si sentì parte attiva. Nel suo iter di formazione, la A. designa una vicenda comune ad altre donne del tempo, ma che ancora non aveva trovato analoga espressione nella produzione letteraria del suo tempo, reclamando coraggiosamente, sul piano della specificità della scrittura al femminile, un proprio integrale riconoscimento. Nell'intento di rivelare, per la prima volta, «l'anima femminile moderna», con grande spirito realistico la A. compone pagine di aperta denuncia e di critica sociale, affrontando argomenti come la povertà e l'ignoranza, le differenze regionali, la condizione svantaggiosa da cui la donna avrebbe dovuto riscattarsi. Suonano davvero profetiche le parole della A. in una lettera scritta a Mondadori nel 1956, vicina agli ottant'anni: "Vi dicevo che se io fossi nata in un qualunque altro paese, avrei in quest'occasione onoranze nazionali. Perché sono un poeta, la sola donna poeta oggi nel paese, perché il mio primo libro Una donna avrà a novembre cinquant'anni, perché i giovani si stupiscono ch'io, mezzo secolo fa, scrivessi per i giovani d'oggi e per quelli che vivranno il secolo venturo. [...] Io ho dinanzi a me il futuro, anche se voi non lo credete".