Marcel Schwob (1867-1905) fu nella sua breve esistenza un protagonista della scena letteraria parigina, tra i martedì di Mallarmé e gli inizi del «Mercure de France», che frequentò assiduamente, stringendo relazioni con molti scrittori, con Jarry e Valéry che gli dedicarono le loro prime opere, con Gide, Renard, Colette, Oscar Wilde. Erudito, filologo, è autore di studi sull'argot, su François Villon nella banda criminale dei Coquillards, sulla leggenda di Amleto. Nell'arco di otto anni, tra il 1891 e il 1897, scrisse tutti i suoi racconti - leggende, favole, fantasie - ispirati al meraviglioso nei più diversi registri: dall'avventura all'orrore, al sogno, all'immaginazione surreale, al comico e alla follia, dove porta in scena emarginati, mendicanti, banditi, prostitute, eretici, sempre guidato dall'idea che l'uomo è diviso in due e che il suo "cuore doppio" deve percorrere un lungo cammino per approdare dal terrore alla pietà. La sua prima raccolta, Coeur double, qui ripresentata in versione integrale e con le illustrazioni di Fernand Siméon, portò subito Schwob al centro dell'attenzione letteraria della Parigi fin de siècle.