"Nessuno riesce a passare una sola giornata in una casa di appuntamenti dicendo la verità. È il mestiere delle cortigiane dire ciò che non è... Gli intrattenitori fanno i buffoni. La sorvegliante si esercita ad apparire terribile. Le apprendiste fanno finta di non stare dormendo. La tenutaria si costringe a ridere... Per quanto riguarda il padrone, l'unica cosa a cui pensa è la situazione finanziaria del cliente". Fin dalle prime pagine non c'è da farsi illusioni, frequentare il mondo delle cortigiane di lusso vuol dire essere circondati dalla finzione: ognuno deve recitare una parte per sopravvivere in quel microcosmo della società giapponese antica, così mitizzato, fastoso, ma anche intriso di squallore e di nascosta violenza. Ognuno è allo stesso tempo sfruttatore e sfruttato, carnefice e vittima - le cortigiane, vere e proprie schiave del tenutario, che devono tenere legato a sé il cliente raccontandogli bugie e facendosi pagare a peso d'oro; i clienti, che devono continuamente dimostrare la loro ricchezza, spendono esibizionisticamente cifre da capogiro e si illudono perfino di essere veramente amati dalla loro cortigiana preferita; le sorveglianti, ex cortigiane sfruttate e vessate, che finalmente possono rifarsi maltrattando le ragazze più giovani che le hanno rimpiazzate nella professione. I quartieri di piacere sono un teatro dove tutti portano una maschera e lo sanno, ma non possono sfuggire alla propria condizione. Saikaku racconta le loro vicende con realismo e ironia, tenendosi sempre in equilibrio tra una visione disincantata degli esseri umani e la comprensione per le loro debolezze, le loro difficoltà, i loro fallimenti, senza giudicarli. È lucido, però, non vuole nascondere nulla rivelando i retroscena per niente glamour di una società che rincorre il lusso e la fama, basata sull'edonismo, l'ostentazione del denaro, il privilegio e l'ossessione per bellezza e la giovinezza... Il Giappone del 1600 in questi racconti ha lo strano gusto della contemporaneità.