Barricati per alcuni mesi in un remoto castello nella Foresta Nera, quattro libertini incalliti si fanno intrattenere dalle storie autobiografiche di quattro esperte prostitute e ruffiane, per poi tradurre in pratica il contenuto dei racconti su un gruppo di giovani vittime di ambo i sessi. È in questa cornice che Sade inscrive il microcosmo libertino delle 120 giornate, un mondo in miniatura che replica convenzioni e regole della società per ribaltarle in un'orgia di torture e sevizie di ogni genere. Questo romanzo, la cui perdita durante la presa della Bastiglia fece versare al Marchese "lacrime di sangue", come scrisse lui stesso, è una satira estrema sulla convenzionalità della vita sociale, un trionfo di humour nero e pornografia asfissiante che celebra il potere della parola.