Giunto alle soglie del mondo occidentale, dopo aver vagato come reduce nella Russia della rivoluzione, Gabriel Dan soggiorna in un albergo dove si incrociano le travagliate vite di uomini e donne naufraghi del loro tempo, uniti dal comune desiderio di riprendere il proprio cammino e di ritrovare una casa. Metafora di una condizione di universale precarietà, segnata dall'assenza di Dio, l'Hotel Savoy è così un microcosmo esemplare, un caleidoscopio in cui si rimescolano continuamente i variopinti frammenti dell'esistenza: tragici, grotteschi, festosi. In quest'epica del non-ritorno, permeata da un'acutissima nostalgia, l'eroe del romanzo imparerà a leggere negli altri e in se stesso. Apparso per la prima volta nel 1924, questo romanzo, ormai considerato un classico della letteratura, è la seconda prova narrativa di Joseph Roth e segna il suo approdo a una piena maturità stilistica.