Mentre la città di Torino è devastata dai bombardamenti, Corrado decide di rifugiarsi in collina, alloggiando presso la casa di Elvira. In questi luoghi ritrova i ricordi dell'infanzia, e riassapora i ritmi lenti e le gioie di un'esistenza semplice. Nell'osteria Le Fontane rivede anche un suo antico amore, Cate, e conosce Dino, che pensa potrebbe essere suo figlio. Quelle che gli appaiono come una tranquillità e una felicità domestiche sono in realtà tanto più dolorose perché originate dalla codardia, dal rifiuto o dall'impossibilità di prendere parte alla cruenta guerra civile che è in corso. Per Corrado il senso di quello scontro è inafferrabile, come il senso della storia, a cui non è in grado di partecipare, quasi neanche da spettatore. Quando anche in collina arriveranno i morti, le rovine, la devastazione, Cate sarà arrestata dai nazisti e Dino si aggregherà ai partigiani. Corrado, invece, resterà nel suo limbo, tormentato dal rimorso ma fino alla fine incapace di darsi all'azione. Tra i più autobiografici romanzi di Pavese, La casa in collina riprende molti dei temi cari all'autore, e in particolare il dramma interiore di chi non ebbe il coraggio di intraprendere la lotta partigiana e finì per vivere da estraneo tanto tra i fascisti quanto tra gli artefici della Liberazione.