Nel romanzo breve "Il carcere" la vicenda personale di Cesare Pavese, esiliato a Brancaleone Calabro nel 1935 per attività antifasciste, trova voce nella storia dell'ingegnere Stefano, a sua volta al confino in un paesino del Mezzogiorno. L'isolamento dei luoghi, la monotonia del quotidiano e la diversa mentalità acuiscono l'estraneità e l'incomunicabilità del protagonista, permeandone la vita, gli amori, le riflessioni e i discorsi privati e politici. Pubblicato solo nel 1948, l'opera si intreccia per storia editoriale e temi alla narrazione di "La casa in collina", in un dialogo fatto di memorie di confino e di guerra, di protagonisti simili nelle loro implacabili debolezze, di uno spaccato storico in cui si scontrano come non mai la sfera privata e l'impegno politico.