In Feria d'agosto, raccolta uscita nel 1946, ma composta da testi scritti negli anni della guerra, Cesare Pavese ripercorre con grande suggestività temi a lui cari: lo scorrere della vita in campagna, la crescita dell'io tra sgomento giovanile, riti e passioni, la solitudine e le domande che emergono tra le vie notturne di una città deserta. I luoghi raccontati in quest'opera sono tanto familiari quanto assoluti e fuori dal tempo finito, in un legame sempre più stringente tra mito e simbologia personale. Ogni prosa è intessuta di immagini primordiali di case, alberi, sentieri, immerse nella cadenza sonnolenta dei giorni estivi che avvolgono le scoperte, i drammi e le fughe fantastiche dei giovani protagonisti.