Siamo a Quito, Ecuador, negli anni Venti del Novecento. Un giovane militare, il Tenente, si aggira per la città con il pensiero fisso su Débora, una donna che potrebbe essere qualunque altra. Il narratore, da parte sua, si diverte a giocare con le regole romanzesche, stravolgendole e ridicolizzandole palesemente. A metà strada tra Museo del romanzo della Eterna di Macedonio Fernández e La nausea di Jean-Paul Sartre (come sostiene Aira), Débora non è allora un romanzo su una donna, non un romanzo sull'amore o sull'ossessione erotica, è piuttosto una storia grottesca ed elusiva che si va costruendo sotto i nostri occhi con l'ironia e lo spirito dissacrante di un autore che anche oggi, a un secolo di distanza, non smette di stupirci per la sua attualità.