Romani, giovane mediocre e anonimo di modeste condizioni economiche, sposato e padre di due figli, invaghitosi di un'attricetta, falsifica per lei la firma su una cambiale. La certezza di essere stato scoperto e la prospettiva del carcere lo gettano nella disperazione, facendolo sprofondare in meditazioni sempre più cupe, in cui gli si presenta innanzi un'unica, dolorosa, via di fuga. "Non restava che morire. Egli pronunciò mentalmente questa parola, come eco di una voce, che gli sonasse dentro nel profondo del cuore, e subito dopo fu più calmo. Perché? Che cosa era stato? Né la sua volontà, né la sua ragione lo avevano condotto a questa decisione, e tuttavia poté ripetersi distintamente: 'Sì, morire!'". In questo superbo ritratto dell'avvilimento di un uomo ordinario, Oriani mette a nudo le pieghe più oscure dell'animo umano, la sensazione di crescente estraneità con cui, innanzi all'approssimarsi dell'ora dell'estremo commiato, si osservano i quotidiani accadimenti del mondo e l'indifferente allegria di amici e famigliari. Ma è davvero così facile separarsi da tutto ciò che, solo poche ore prima, si reputava scontato? Un piccolo classico dimenticato del 1899.