"Alla deriva" viene pubblicato per la prima volta nel 1920, anno in cui l'autrice riscuote un discreto successo letterario. Marcello Scalia è un siciliano emigrato in Toscana per completare gli studi universitari. Qui diviene "discepolo" del professor Montebello, il "Maestro", e si innamora di Simonetta, figlia dell'accademico, dalla quale viene inaspettatamente ricambiato. Laureatosi e ottenuta la mano della ragazza nonostante la disapprovazione del "Maestro", che avrebbe preferito per lei il ricco e determinato Angelo Fiore, Marcello accetta un posto da insegnante nelle Marche, sebbene aspiri alla libera docenza e a diventare prolifico autore di dissertazioni come il suo mentore. Frustrato da un lavoro che non lo soddisfa, da un'ispirazione altalenante e dal desiderio di dare alla moglie ogni agio, Marcello vede a poco a poco crollare le sue speranze e il proprio matrimonio incrinarsi sotto il peso dell'inadeguatezza. "Alla deriva" è un'opera emblematica di un'epoca di migrazioni - alle quali si affianca la grande guerra, ulteriore elemento di destabilizzazione - oltre che il ritratto non solo di una, bensì di due anime - quella di Marcello e quella di Simonetta - che appena entrate nell'età adulta scoprono la stridente incongruenza tra sogni di gioventù e realtà. Introduzione di Cristina Pausini, postfazione di Elena Stancanelli.