Capolavoro di Melville, "Moby Dick" (1851) è insieme un appassionante romanzo d'avventura e una potente allegoria del conflitto primordiale tra l'uomo e le forze misteriose della natura, una tragica epopea piena di sangue e di morte e una profonda metafora dell'umano destino, della disperante ambiguità del vivere in cui l'uomo si dibatte senza possibilità di scelte definitive. Il mare, omerico e biblico al tempo stesso, è il regno dei mostri, del terrore, delle immense profondità che sfuggono alla comprensione umana. La balena bianca contro la quale lotta ostinatamente e inutilmente Achab è un'incarnazione del mitico Leviatano, un abbagliante simbolo dell'assurdità del mondo. L'eroico capitano è un Faust orgoglioso e dolente che vuole distruggere nell'odiato animale il male stesso. Il viaggio del Pequod a caccia del mostruoso cetaceo evoca un'umanità alla ricerca di senso in un'affannosa esplorazione che tuttavia conduce solo a riconoscere l'ineffabilità dell'essere. Introduzione di Nemi D'Agostino.