Come dice Giuliano Vigini nella sua "Introduzione" questa preziosa edizione dei Promessi sposi, arricchita dalle immagini di due grandissimi artisti, i fratelli Gregori, «la storia locale si intreccia e interagisce con la storia nazionale, non solo come sfondo abituale delle vicende raccontate, ma soprattutto come immagine viva di una terra in cui si custodiscono i valori genuini di una vita di semplicità e sacrificio, spesa nel lavoro e nella vita familiare, all'insegna di affetti e rapporti umani sinceri, sconosciuti a chi, dall'alto del suo potere o della sua autorità, vive di sopraffazioni o di vizio o di sotterfugi o soltanto di parole [...]. Nell'arte manzoniana, mai fine a sé stessa, sono proprio queste esperienze a costituire l'humus della riflessione che il Manzoni vuol far emergere come sostanza della verità della storia e dell'esistenza». Proprio questa "sostanza" viene valorizzata dai commenti dello stesso Vigini, che conduce per mano il lettore alla comprensione del carattere umano e cristiano di un'opera da rileggere e riscoprire alla luce di un'attualità che, a distanza di 150 anni, ripropone i dilemmi di sempre, insieme all'eterna domanda sul senso dell'esistenza personale e di popolo.