"La scrittura di Katherine Mansfield restituisce, a cento anni di distanza, la sensibilità di una donna che coglieva le assurdità della borghesia e della vita femminile e non aveva paura di raccontarne episodi divertenti e struggenti, tremendamente veri" (Giulia Caminito). Illusi, grotteschi, patetici, disperati, i protagonisti dei racconti di Katherine Mansfield sono ognuno un frammento della personalità dell'autrice, riflesso di un'esistenza intensa e poco incline al compromesso. Neozelandese d'origine, libera e avida di vita, in Inghilterra Mansfield cerca la sua dimensione al di fuori dalla sfera domestica, in contatto con l'ambiente letterario della Londra di Joyce e Woolf. La sua scrittura anti ottocentesca ha il carattere della donna a cui appartiene: si serve di strutture inedite e di un linguaggio quasi cinematografico, da cui prendono forma storie acute, affilate, lampi di quotidianità appena tratteggiati eppure iconici, venati di un umorismo agrodolce che fotografa con acume il ritmo monotono delle giornate. Questo volume raccoglie i racconti composti tra il 1911 e il 1923, tra cui Una pensione tedesca, Felicità, e diversi altri testi della maturità artistica, testimoni della vivacità di questa maestra dell'indagine psicologica, che è riuscita a fissare la propria immagine sulla carta, in un'eterna competizione con la morte. Con la prefazione di Giulia Caminito e un saggio introduttivo di Armanda Guiducci.