"La forma è mutevole. Questa è l'ultima parola della scienza positiva. I morti non ritornano. Questo è incontrovertibile. I morti sono morti, e questa è la fine di ciò, e di essi. Eppure, ho avuto esperienze qui... qui, proprio in questa stanza, proprio su questa scrivania..." L'eternità delle forme (1911) è un racconto particolarissimo, specialmente per la struttura, contiene infatti una raccolta di frammenti ricavati dal manoscritto di Sedley Crayden, che il suo ultimo cameriere decide di rendere nota dopo la sua morte. L'abile penna di London trasporta il lettore nella quotidianità estenuante di una mente tormentata da incessanti visioni, angoscianti rimorsi e interrogativi metafisici che mai riceveranno risposta: «L'eternità delle forme. È ridicolo. Eppure c'è una strana magia in quelle parole. Se fosse vero, allora lui non avrebbe smesso di esistere.»