"Barabba" è il capolavoro di Pär Lagerkvist, un classico della letteratura del XX secolo. Pubblicato nel 1950, un anno prima che all'autore venisse conferito il Nobel per la letteratura, è un romanzo di rara potenza drammaturgica e suggestione visiva, dalla scrittura densa e concisa, debitrice della passione teatrale dell'autore, che infatti ne trasse una riduzione per palcoscenico qualche anno più tardi. Lagerkvist, scrive Alessandro Ceni, ci conduce non per trame ma per «scene» (forse, «stazioni»), secondo i canoni tradizionali del dramma religioso. Barabba è lo studio di un essere che dal suo stato primitivo di bruto evolve in uomo, a causa di un trauma rivelativo, e che desidererebbe cogliere il senso della ragione dei suoi ora nuovi sentimenti, di quella, vaga, presenza divina che scorge nelle cose, in quegli altri, i cristiani, cui vanamente vorrebbe mescolarsi sottraendosi alla sua decisa funzione simbolica: Barabba, l'uomo «con sul petto il nome di Dio sbarrato da una croce». Con un testo di Alessandro Ceni.