Se è vero che James, come scrive Franco Cordelli nell'introduzione, può essere considerato «il più grande romanziere della banalità» - non della banalità epica del quotidiano alla Joyce, ma della banalità metafisica, dell'assenza di significato, della ambigua opacità dell'esistere - La bestia nella giungla (1903) ne è la folgorante riprova. Protagonista del magistrale racconto, tra i più celebri del narratore, è l'ossessione di un giovane uomo. Tormentato dal presentimento che un evento tragico e ineluttabile incomba sulla sua vita, come un animale feroce in agguato nella giungla, John Marcher vive nell'attesa che l'oscura minaccia si materializzi e confida il suo segreto a una fedele amica. La catastrofe lo travolgerà davvero, ma in una forma totalmente inaspettata, molti anni dopo, quando scoprirà che la «bestia» non ha per nulla sembianze ferine ma non per questo è meno crudele e terribile.