Bouvard, svagato e generoso, è vedovo e senza figli; Pécuchet, più introverso e riservato, è scapolo. Entrambi copisti, si conoscono per caso e sull'onda di un'istintiva, reciproca simpatia decidono di cambiare vita, stanchi della loro mediocre routine. Quando Bouvard riceve una cospicua eredità, i due si ritirano insieme in campagna dove con entusiasmo da neofiti e zelo instancabile si cimentano nei più svariati campi dello scibile umano - dall'agricoltura al magnetismo, dall'archeologia allo spiritismo alla pedagogia - alternando allo studio maldestri tentativi di sperimentazione destinati a sicuro fallimento. La redenzione che i due patetici dilettanti con disarmante candore si aspettavano dai libri e dalla conoscenza lascia via via il posto alla delusione e alla consapevolezza della vanità di ogni sapere di fronte al caos del mondo. Rimasto incompiuto e pubblicato postumo nel 1881, "Bouvard e Pécuchet" è l'antiromanzo di Flaubert: un monumento ironico e amaro alla stupidità umana, ma anche il «libro delle vendette», in cui attraverso i «suoi due idioti» il grande scrittore francese mette in atto un sistematico svuotamento di senso della cultura borghese e dei suoi miti che sembra anticipare Beckett, Ionesco e Kraus. Introduzione di Bruno Nacci.