Suddivisa in tre atti, ciascuno di dieci scene, quasi fosse la parodia di uno spettacolo di varietà, "La Desinenza in A" (1884) è una disincantata galleria di ritratti femminili che «formano una sola tragicommedia: "la Donna"»: così si legge nella brillante prefazione dell'autore, che definì il libro «una bricconeria fatta da un galantuomo». Fra bozzetti satirici, pitture d'ambiente e divagazioni saggistiche, l'opera è una lunga invettiva contro il genere femminile, un furioso trattatello sugli inganni muliebri e al tempo stesso un acido e spietato affresco della condizione della donna nel secondo Ottocento, tratteggiata con realismo iconoclasta. Pamphlet misogino che si inserisce in un filone classico ma rispecchia anche i velenosi risentimenti personali dell'autore, "La Desinenza in A" conferma come l'originalità di Dossi non risieda certo nella trama, evanescente e sfilacciata anche se si tratta del suo testo forse più ambizioso dal punto di vista costruttivo, ma nel virtuosismo linguistico, nel pastiche stilistico, nella invenzione lessicale e sintattica. Introduzione di Guido Lucchini.