Vedova con tre figli, carica dei debiti che il marito le ha lasciato, una donna si trasferisce dalla campagna nell'immensa pulsante Berlino, dove spera di dare un'esistenza migliore a sé e ai figli. La durezza della vita nella Germania tra le due guerre, scossa dalla profonda crisi economica, la condurrà in un primo momento alla disperazione, per poi risvegliare in lei un furibondo desiderio di riscatto. Tutte le sue ambizioni si riversano così sul primogenito: il ragazzo riuscirà in effetti a diventare un imprenditore di grande successo. Ma a quale prezzo? Döblin racconta il destino di una manciata di individui, ma sa allargare lo sguardo ad abbracciare l'ascesa e la caduta di una famiglia della borghesia industriale tedesca negli ultimi anni della Repubblica di Weimar, fino a dipingere uno spaccato delle contraddizioni di una città, e di un intero Paese. Tra raffinata cultura e becere ideologie, sfarzo e miseria, in questo testo fortemente autobiografico lo scrittore ci lascia, per usare le parole di Heinrich Mann, «una testimonianza imperitura del perché intere generazioni sono state derubate di quel poco di felicità che avevano». Primo romanzo scritto in esilio da Döblin, pubblicato nel 1935, "Senza quartiere" è qui riprodotto nella storica edizione mondadoriana della Medusa che nel 1937 lo presentò ai lettori italiani.