"Quello che mi salva, è la letteratura, cioè la lingua, è Casa d'altri di Silvio D'Arzo." Valeria Parrella Ezio Comparoni, alias Silvio D'Arzo, è un outsider, un autore di nicchia - e da quella nicchia amatissimo -, un uomo e l'ombra del suo doppio. A quello che ancora per molti è un illustre sconosciuto dobbiamo alcuni tra i racconti più significativi della nostra letteratura, i più maturi dei quali compongono questa silloge. A unirli a doppio filo la guerra, vissuta, rimossa o cicatrizzata, con le sue conseguenze materiali, umane e sociali che incombono su soldati in marcia, ricche donne in attesa dei mariti al fronte o giovani reduci costretti a ricorrere a espedienti abietti per tirare a campare. Punto focale della raccolta è Casa d'altri, definito da Eugenio Montale "un racconto perfetto": è la storia di una domanda: quella che Zelinda, donna anziana e sola che si procura di che vivere lavorando come lavandaia, tenta di porre al prete del villaggio. Questa piccola gemma offre al lettore un vero giallo esistenziale, ancor più sconvolgente per il suo minimalismo. Uno sguardo tagliente e umano a ciò che è più difficile vedere. Perché, come scrisse lo stesso D'Arzo, "quando si vive in quel modo inumano e impossibile, il mondo non è più casa nostra: è 'casa d'altri'?".