Una desolata campagna siciliana dominata da arcaici rapporti feudali fa da sfondo alla parabola del marchese di Roccaverdina, aristocratico proprietario terriero che vive nell'antica dimora di famiglia accudito da una vecchia governante. Dopo aver sedotto una giovane popolana, Agrippina Solmo, che per anni gli ha dedicato virtù e bellezza, per salvare l'onore del casato decide di farla maritare con un suo fattore, Rocco Criscione, in cambio del giuramento che il matrimonio non verrà mai consumato, ma in preda a gelosie e sospetti finisce con l'uccidere colui che ormai considera suo rivale. Congegnato come un lungo flashback, in un crescendo psicologico ben orchestrato, il romanzo è la storia della lotta feroce che, dopo il delitto passionale, il protagonista ingaggia col rimorso e i sensi di colpa finché, incapace di reggerne il peso, cede alla follia. Considerato il capolavoro di Capuana, "Il marchese di Roccaverdina" (1901) è anche un peculiare documento della poetica verista, in cui l'aspirazione al resoconto impersonale è corretta da un approfondito e a tratti morboso studio psicologico dei personaggi e dal gusto per il soprannaturale e il favoloso.