Il filo conduttore della raccolta è innanzitutto l'anima, intesa come entità che abita il corpo. Essa spazia dalle superstizioni della iettatura, nel "Diavolo alla festa", ai destini congiunti di due anime gemelle in "Rosalinda", all'anima degli animali nel "Cane vagabondo". C'è inoltre un mondo nascosto, un mondo metafisico e inaccessibile che si manifesta indirettamente attraverso l'agire dei personaggi, come se ciò che è raccontato non fosse altro che l'esigua superficie di un abisso sconosciuto. In questi racconti scorrevoli, cupi e psicologici, che ricordano gli scritti di alcuni autori della scapigliatura come Tarchetti e Boito, Butti cerca di penetrare l'ignoto e l'inconoscibile, facendo emergere una riflessione di carattere filosofico. (dalla Prefazione di Giacomo Melloni)