Nel villaggio alpino di Kuppron, dove poche centinaia di contadini dediti alla loro terra vivono seguendo il pacato ritmo delle stagioni, un medico condotto ormai integrato nella comunità osserva con sospetto e preoccupazione l'arrivo di un forestiero, Marius Ratti. Partecipando al duro lavoro e dispensando consigli, il nuovo venuto si insinua sempre di più nel tessuto sociale, lasciando emergere nella gente del posto paure e istinti animaleschi, e a poco a poco intorno a lui si stringe un gruppo di fedelissimi, infiammati dai suoi discorsi e pronti a seguirlo. Così il villaggio si ritrova improvvisamente avvolto in un'aura di tetro furore, quasi fosse vittima di un terribile sortilegio, finché il succedersi delle semine e dei raccolti cede il passo a un'allucinata danza di odio e morte a cui in pochi riescono ancora a sottrarsi. Scritto nel 1935, appena due anni dopo la presa del potere da parte dei nazionalsocialisti, "Il sortilegio" è un'opera imperitura e straordinariamente attuale. In queste pagine intense, rese dalla traduzione di Eugenia Martinez, e introdotte dall'elegante penna di Italo Alighiero Chiusano, che è stato tra i massimi germanisti italiani di tutti i tempi, Hermann Broch analizza con finezza i meccanismi psicologici che portano all'assolutismo, dipingendo una vivida miniatura della deriva fascista che negli anni Trenta ha travolto l'Europa.