È proprio in prigione che Carlo Bini scrive il "Manoscritto di un prigioniero", importante sia per la modernità del testo, perché si sottrae a una stretta identificazione di genere, oscillando tra il romanzo, l'autobiografia e il trattato politico, sia perché, per l'epoca è un'opera rivoluzionaria. Lo è anche per i contenuti, giacché sostiene una proposta politica egualitaria, fondata sulla rivendicazione dei diritti dei poveri. Questa proposta si collocava al di là della posizione comuni dell'epoca, ma era vista con diffidenza anche dagli spiriti aperti, ivi compreso il Mazzini.