Nessuno sa da quale paese provengano i Lanty, né quale sia l'origine della loro immensa fortuna. Di certo il ricevimento organizzato nel loro palazzo parigino è di un lusso sfarzoso. Un vecchio dall'aspetto spettrale si aggira tra gli ospiti. Chi è quest'uomo misterioso e cosa lo lega allo scultore Sarrasine, la cui infelice storia d'amore con la cantante d'opera Zambinella, nella Roma di metà Settecento, è incastonata come un piccolo gioiello nella cornice del racconto principale? Motivi realistici ed elementi fantastici si intrecciano in questo enigmatico testo di Balzac che ha affascinato Georges Bataille e Roland Barthes. Nella ricchezza di temi che si richiamano come in un gioco di specchi, uno su tutti sembra prevalere:Sarrasine (1830) è una meditazione sul potere dell'arte e sui tormenti della creazione. «Alla stabilità e ai limiti della scultura», scrive Binni nell'introduzione, «si contrappongono la libertà e l'universalità della musica, che riunisce in sé tutti i generi e simboleggia, forse, la ricerca di quel capolavoro, infinito e androgino, che Sarrasine ha invano cercato di realizzare.»