Che senso ha tutto questo? A domandarselo è una scimmia che, in compagnia di scimpanzé, macachi e babbuini di ogni sorta, è confinata da mesi in uno stanzone di legno senza neanche una finestra, illuminato solo da strane pietre iridescenti. Acqua e cibo non mancano mai, ma chi ha rinchiuso le scimmie lì dentro? Chi le nutre? E perché? Il mistero si infittisce quando una pecora diffidente, istigata da un asino flemmatico, sfonda a cornate la parete che divide la loro stalla da quella delle scimmie: i primati non sono gli unici ospiti di quella strana prigione. L'asino, la pecora e la scimmia vogliono la verità e cominciano a esplorare il labirinto di gabbie, incontrando esemplari di ogni specie, provenienti da ogni angolo del pianeta: alcuni di loro li aiuteranno, altri li metteranno sulla strada sbagliata, forse per proteggerli da un segreto inquietante. E mentre risalgono le viscere di questo alveare, i tre seminano dubbi e curiosità tra gli animali, che cominciano a lasciare le proprie stalle e a mescolarsi tra loro, costruendo una società a metà tra l'ordine naturale e un'utopia orwelliana. Come reagirà questo microcosmo, quando gli animali scopriranno di essere a bordo di un barcone di legno che avanza alla deriva in un mare senza fine? Per quanti anni dovranno navigare prima di tornare sulla terraferma? E, soprattutto, che cosa saranno diventati nel frattempo? Con un segno ammaliante, capace di giocare con chiaroscuri di grande effetto, sequenze giocose e momenti dal respiro epico, Simone Montozzi racconta una storia che intreccia il mito biblico alla Fattoria degli animali, e che dà corpo ai problemi e alle paure che pesano sul nostro presente.