Partire. Mettere cinquemila km tra sé e il proprio passato, geografico ed esistenziale, e rendersi conto di non poter appartenere a nessun luogo. Nella composizione impossibile degli opposti desideri di fuga e di ritorno alle proprie radici è il ritratto magistrale, al tempo stesso distaccato e affettuoso, di una generazione precaria anche negli affetti. Dopo una brusca rottura, Piero e Lucia si trasferiscono altrove, lei in Norvegia, dove incontra quello che sarà il padre di suo figlio, lui al Cairo per lavorare come archeologo. Nicola, amico del cuore di Piero, anima spavalda del triangolo adolescenziale, invece resta. A distanza di anni, Piero e Lucia non riescono a dimenticare, a colmare la mancanza nutrita dalle illusioni della distanza e, di nuovo a casa, decidono di rivedersi. Come suggeriscono i toni dell'acquerello, qui non li attenderanno i colori vivaci di un amore giovanile, ma solo la sua opaca, illusoria eco.