"Il signor nessuno" di Dast è forse la sua opera più intima e vissuta. Una sorta di confessionale dall'inferno, ma nessuno può assolverlo, salvo la sua arte nichilista. Tre storie a fumetti, di cui una inedita, che indagano gli imperscrutabili meandri della psiche umana. Ma quando l'autore si fa carnefice di se stesso, usa la propria matita sulla carta come una lama sulla propria pelle. Dal dolore la visione si fa chiarezza e anche se il genere umano è ormai scomparso, il sipario si dischiude tre volte ancora e il teatro della disperazione diviene vana illusione. Tuttavia in queste tre storie di Dast si può scorgere un barlume di speranza. Per poi scoprire che il flebile baluginare non è altro che una fiamma purpurea scaturita dalla "zona radiottiva". In quel momento ci accorgiamo che ormai siamo spacciati e la disperazione riaffiora ancora una volta. Ma a liberarci dal ciclopico male sarà proprio Dast che diventerà "Il signor nessuno" e ci legherà al ventre delle pecore, e se stesso al montone, poiché solo in questa maniera potremmo fuggire agli incubi della caverna che affligge la nostra mente.