Attraverso disegni, domande e poesie, è raccontata la storia di Naïma, di come un giorno si sia guardata allo specchio senza riconoscersi, di come confuse il peso dell'anima con quello indicato sulla bilancia. Iniziò in questo modo la sua disperata ricerca della leggerezza, l'ossessione e il bisogno sempre più opprimente di sottrarre, fino al rischio di annullare sé stessa. Il fatto è che non si sentiva pronta a crescere: le faceva paura il mondo che aveva sempre guardato dalla finestra dell'ingenuità. Quando abitava nel corpo leggero di una bambina che ormai non era più e che voleva tornare ad essere, non volendo ammettere che era solo un modo per nascondersi in una realtà idealizzata come più semplice. L'anoressia è un mostro silenzioso, ha isolato Naïma da tutto il resto senza che lei se ne accorgesse, le ha messo in pausa l'esistenza facendole assaggiare la morte. Ma è stato questo a darle il tempo necessario per iniziare a desiderare il gusto della vita.