Il melodramma è, senza dubbio, il regno delle "donne sconosciute": eroine dall'identità fragile, senza una voce per potersi esprimere, vittime dell'elusione d'amore e di un fato avverso che le condanna a un sacrificio ineluttabile e a una dimensione irrisolvibile di estraneità, rendendole incapaci di rapportarsi al mondo e di farsi riconoscere dagli altri. Si tratta di un vero e proprio mito di genere, che il cinema, il teatro e la letteratura tramandano da sempre attraverso generazioni di personaggi femminili: dalla Galatea del Pygmalion di Jean-Jacques Rousseau alle sconosciute del cinema popolare italiano degli anni Cinquanta - protagoniste dei film di Lattuada, Matarazzo e Antonioni -, passando per le eroine shakespeariane, le primedonne dell'Opera e le dive del cinema classico hollywoodiano. Ma chi sono veramente le donne del melodramma? Che cosa ci raccontano le loro storie di inconoscibilità? E in che modo queste voci femminili continuano, nonostante tutto, a parlare a noi spettatori cinematografici di oggi quando vengono riproposte sullo schermo?