Cinque fori digitali, un'imboccatura caratteristica e un'estensione sonora di circa tre ottave. Esiste davvero uno strumento del genere, dalla fattura così semplice e in grado di sviluppare un'espressione acustica così ampia? La risposta è sì e ha un nome: shakuhachi. Divenuto celebre in Giappone durante il periodo Edo come strumento di meditazione di una setta di monaci zen, già da alcuni decenni questo flauto ha raggiunto una certa notorietà anche al di fuori dei confini nazionali, suscitando sempre maggior interesse e curiosità, tanto per la sua storia quanto per il suo utilizzo.