L'idea di un nuovo dizionario del jazz nasce dall'attuale esigenza di aggiornarsi all'uso e consumo di questa "musica dei sensi". La sua fruizione e conoscenza, infatti, sembrano tornati alle origini, quando i fragili 78 giri suonati su ingombranti buffi grammofoni consentivano di ascoltare un pezzo alla volta, così come oggi scegliersi un brano online (quasi mai un intero album) diventa il mezzo, anzi il medium più comodo: dal dilettante al professionista, dallo studente al professore, dall'esperto al neofita trionfano i singoli successi del passato e del presente, che continuano a fare grande, immensa, epocale la black music nata da ex schiavi africani e ora diffusa in teatri, auditorium, festival di tutto il mondo. Ma c'è un secondo importante paradosso da rilevare: nonostante queste ultimissime comode tecnologie, si assiste di recente a un ritorno al vinile, il caro vecchio long playing, che tra gli anni Cinquanta e Ottanta del secolo scorso diventa un autentico fenomeno culturale e un oggetto di culto ricercatissimo, in grado di racchiudere un macrocosmo sonoro tra i solchi di venti minuti a facciata. Un valido motivo per offrire un dizionario non indirizzato unicamente ai soli album (come avviene negli altri libri) bensì svolto soprattutto attraverso i brani celebri, inteso, quindi, per garantire una selezione di singoli pezzi memorabili, raggruppati a loro volta attraverso i grandi stili jazz (hot, swing, bebop, e così via) che storicamente si susseguono dall'origine ai nostri giorni. Un infinito songbook unico nel genere, di facile consultazione, destinato a durare nel tempo per chi voglia avvicinarsi al jazz nella maniera più diretta, creativa e affascinante.