È da folli credere al meraviglioso, eppure il gusto per il meraviglioso perdura nel piacere dello spettacolo. Alleandosi alla musica, facendo ricorso alle antiche fiabe e alle convenzioni del teatro, la poesia ha inventato un nuovo spazio per il suo dispiegamento: l'opera. È qui che tutte le figure del desiderio, dell'errore e dello sviamento delle passioni possono essere messe in atto o sventate, tutte le autorità e i poteri messi in discussione. Qui le incantatrici tengono in pugno gli eroi dopo averli allontanati dalla loro strada. È ascoltando le voci delle incantatrici che Jean Starobinski incontra i testi di alcuni spettatori inquieti, ricavandone illuminanti scoperte intellettuali e qualche interrogativo. Il secolo romantico ha voluto ritrovare una visione religiosa del mondo che i Lumi avevano cercato di soppiantare? L'aria operistica, che tante passioni solleva, appare come il luogo ideale di trasferimento del sacro all'esperienza più intima del sé. Ma alla sacralizzazione dell'arte corrisponde di ritorno un'estetizzazione del religioso, fenomeno complesso che non smette di manifestarsi sotto i nostri occhi, con conseguenze talvolta inquietanti. I lettori scopriranno che le sfide estetiche evocate in questo libro, ricchissimo di intuizioni sulla musica dei grandi operisti - da Monteverdi a Haendel, Mozart, Wagner, Strauss e molti altri - interessano da vicino l'evoluzione delle società moderne cosiddette "avanzate".