John Lennon era il tipo di personaggio capace di attirare su di sé un'attenzione morbosa, misto d'ammirazione e repulsione che diventa miscela esplosiva se alimentata dall'impatto emotivo di creazioni artistiche e da dichiarazioni sopra le righe, due attività in cui il "Beatle ribelle" era maledettamente bravo. Raccontano gli amici d'infanzia che già allora si capiva che John era diverso: è sempre stata una questione di carisma. La scelta di vivere fino in fondo la sua vocazione artistica ha alimentato ulteriormente le polemiche. E ancor prima di morire di morte violenta era un personaggio discusso, la cui esistenza aveva assunto contorni leggendari: le proporzioni del mito eccedevano abbondantemente quelle dell'uomo e dell'artista. Nemmeno quando si dedicò per cinque anni alla vita privata, crescendo il figlio Sean nella residenza newyorchese del Dakota, cessò il mito. John Lennon è stato tutto e il contrario di tutto, sufficientemente sfacciato da non farne una debolezza, ma un punto di forza. Grazie a una inimitabile capacità di riflettere le speranze e i timori, le certezze e i dubbi, i grandi slanci e le meschinità di una generazione, è diventato parte integrante della cultura popolare del nostro tempo. Tanto che molti musicisti più dotati di lui non sono riusciti a creare musica con eguale impatto e con la medesima semplicità.