Per belcanto (o anche bel canto) s'intende una tecnica di canto virtuosistico, come si desume dallo stesso nome, caratterizzata dal passaggio fluido ed omogeneo dalle note gravi alle note acute, da agilità nell'ornamentazione e nel fraseggio e dalla concezione della voce umana come strumento. Il termine viene riferito in generale all'arte e alla scienza della tecnica vocale affermatasi nel tardo '700 e per tutto l' '800, che non focalizza l'attenzione tanto sulla potenza della voce quanto più proprio sulla padronanza della tecnica. Questo stile di canto si affermò parallelamente alla diffusione della melodia composta per una sola voce, la monodia accompagnata del "recitar cantando", che diede la possibilità ai compositori, oltre che ai cantanti, di curare maggiormente la disciplina del canto, attraverso la stesura di vari esercizi, chiamati solfeggi, utili per allenare la voce umana ad una migliore esecuzione delle opere. La maggiore enfasi posta sulla tecnica, rispetto al volume, ha fatto sì che il belcanto sia stato a lungo associato ad un esercizio atto a dimostrare la bravura dell'esecutore. Ne consegue per i cantanti, dediti ormai ad un studio preciso e costante, una perfetta uniformità della voce, un eccellente legato, un registro lievemente più acuto, una incredibile agilità e flessibilità e un timbro morbido. In questo elaborato di tesi focalizzerò la mia attenzione sui grandi Maestri del Belcanto dell' '800 poiché è il repertorio che più mi piace e mi interessa, e per questo motivo ho deciso di cercare di investigare i vari aspetti di questo periodo della storia della lirica, dalla letteratura musicale ai rapporti tra arte e storia, proprio perché nessun momento storico riesce ad emozionarmi e coinvolgermi come avviene, in generale, con la stagione del melodramma italiano del XIX secolo.