È a partire dal Settecento che si presenta l'idea di "modernità", allorché si abbandonano pregiudizi e visioni desuete e si giunge a un livello di superiore chiarezza, eleganza e armoniosità, testimoniato soprattutto dai capolavori di Haydn e Mozart. Ma in seguito, con l'avvento del Romanticismo, la musica si volge a esprimere istanze soggettive, nuove concezioni del mondo ed emergenze "nazionali". L'artista, superato lo stadio puramente artigianale, diventa interprete originale, tanto che sulla "koiné", sullo strato stilistico comune, emergono compositori dotati di grande individualità soggettiva. La musica strumentale, cameristica e sinfonica si diffonde ovunque e in Italia i massimi risultati si raggiungono soprattutto nelle opere teatrali di Rossini, Bellini, Donizetti e Verdi. Il secondo Ottocento vede progressivamente indebolirsi le regole tradizionali, soprattutto dell'armonia. Wagner, dopo Chopin e accanto a Liszt, è il protagonista di un'evoluzione linguistica destinata a rovesciare i pilastri dell'armonia classica. Poi, con gli ultimi decenni del secolo, nuove prospettive compaiono in Debussy, che si volge verso il Simbolismo.