Per molti è la pietra di paragone delle innovazioni dell'arte e della musica pop negli ultimi quarant'anni. Per altri un pretenzioso dilettante, autore di "scarabocchi musicali" o "jazz che nessuno voleva": quel che è certo è che Brian Eno, musicista, produttore, scrittore e prolifico artista solista o, come lui stesso si definisce, "paesaggista sonoro", continua a dividere l'opinione pubblica anche ora che ha superato i sessant'anni. La sua rubrica telefonica è un vero e proprio tesoro che racchiude i nomi delle maggiori star del pop e del rock, e le sue collaborazioni con i Roxy Music, David Bowie, i Talking Heads, i Devo e gli U2 hanno coinciso con i lavori più ambiziosi e riveriti dalla critica di questi artisti. Difficilmente in una collezione di dischi contemporanei mancherà l'impronta estetica di Eno: dalla teatralità del glam ai paesaggi sonori ambient e gli ibridi world music, dai campionamenti vocali cut'n'paste all'atmosfera amniotica delle sale chill-out, siamo circondati dalla sua musica. Senza contare il suo pezzo più famoso, i quattro secondi del suono d'avvio di Windows 95. Figlio delle libertarie scuole d'arte inglesi e dei movimenti avanguardistici degli anni Sessanta, Eno è ancora oggi un iconoclasta. I suoi approcci innovativi hanno infuso nuova linfa in una miriade di iniziative, dal Turner Prize alla campagna Stop the War, e nel suo curriculum figurano allegramente la creazione di profumi afrodisiaci e conferenze sulla decorazione delle torte. "On Some Faraway Beach", scritto con la partecipazione dell'artista e della moglie e manager Anthea, è uno studio critico della vita di Brian Eno, e del lungo e variopinto viaggio che lo ha reso un "uomo del Rinascimento".