"Non aspettatevi nessuna lezione di giornalismo sul Grind e nemmeno l'ennesimo libro sulla storia di questo genere, dove abbiamo letto e riletto di percorsi e storie ampiamente descritte. È l'incontro tra una stola di Umani, di diversa provenienza logistica e formazione musicale del circuito underground italiano, che, direttamente o no, hanno scelto come dimensione comunicativa ed espressiva il Grindcore. O quantomeno ha scelto il circuito estremo come fossile importante per il proprio percorso: blastatori, produttori che hanno creduto nell'autoproduzione, coltivatori di musica imbruttita e di valori essenziali o semplici cultori. Ne viene fuori una sorta di diapositiva in movimento attraverso parole, ricordi - che sorvola l'accezione basica del revival e si fa unione e non demarcazione - somigliante più ad una lunga chiacchierata davanti ad una birra, senza filtri ma con molti spunti interessanti. Una staffetta di persone che si sono incrociate, negli ambienti della controcultura, in un festival, dentro ad uno split, nel credere all'autogestione ed autoproduzione, a fare a brandelli le pelli di una batteria, a scuoiare le corde di un basso o una chitarra ad urlare contro una realtà malsana, oppressa dalla politica, dal malaffare suburbano. Un filo rosso che unisce - da Nord a Sud - persone ed esperienze che si nutrono di una pasta unitaria e verace".