Modest Musorgskij è oggi considerato il più grande operista russo di tutti i tempi. Eppure alla sua scomparsa, avvenuta nel 1881 a S. Pietroburgo, all'età di quarantadue anni, i suoi contemporanei lo ricordavano per una singola opera, Boris Godunov, e per un pugno di "eccentriche" composizioni per canto e pianoforte. La sua condizione era al limite dell'indigenza; non aveva rapporti istituzionali, né riconoscimenti accademici, né famiglia, e neppure una stabile dimora. Fu solo attraverso il lavoro e la venerazione dei pochi amici fidati che le sue opere giunsero, in edizioni più ò meno rimaneggiate, all'inizio del ventesimo secolo, quando un'ondata di riscoperta ed entusiasmo internazionale riconobbe la forza e la bellezza della sua musica. In questa breve e densa biografia, Caryl Emerson indaga sulla tragica vita di Musorgskij, sulla sua visione del mondo e sul suo itinerario artistico attraverso la filigrana dell'epistolario, delle memorie e delle testimonianze dirette.