La musica del verso non può essere scandita da un metronomo. La sua isocronia, se pure esiste, è puramente mentale e la durata delle pause non è quantificabile. La metrica ci permette di misurare il computo sillabico con l'illusione di una precisione matematica, ma chi comanda in poesia è il ritmo che regolando la distribuzione degli accenti risospinge i poeti fra le braccia della musica. Come a quel punto non invidiare la leggerezza delle note, segni distintivi di suoni che viaggiano ovunque, senza il peso dei significati che le parole si trascinano addosso come macigni e che abbisognano di traduzione ogni volta che si valica una frontiera? (Dal Preludio di Biancamaria Frabotta)