Se c'è un libro che il popolo di Springsteen attende è quello firmato da un suo speciale fan, Alessandro Portelli, esploratore dell'America e delle sue profonde radici culturali. Slittando dalla musica alla letteratura, dalla storia al presente, Portelli mette la sua nota affabulazione al servizio del cantore dell'America che più ama, quella tutta fondata sul lavoro, un'America in cui la promessa della mobilità sociale e della realizzazione di sé è spesso frustrata e tradita. Attraverso una rilettura dei testi che Portelli sa ancorare saldamente al contesto culturale e storico, il libro guarda al mondo di Springsteen sotto la lente del lavoro: il lavoro che divora le vite dei suoi personaggi (operai, cameriere, addette all'autolavaggio, cassiere, braccianti, disoccupati) e il suo lavoro, quello di musicista e di uomo di spettacolo. Il Bruce Springsteen narrato in questo libro è quello che racconta vite di seconda mano, come le Cadillac usate su cui i suoi protagonisti sfuggono al tedio di una quotidianità ripetitiva e senza sbocchi; che canta la rabbia di chi si ribella e di chi sogna di ribellarsi; che dà voce al senso di tradimento di chi crede che essere nato negli Stati Uniti lo autorizzi ad aspettarsi qualcosa di meglio. Ma lo Springsteen di Portelli è anche quello che narra le sue storie dolorose con un sound travolgente che evoca l'orgoglio di essere, nonostante tutto, ancora vivi.